Jean François Millet - Charles François Daubigny - Jules Breton
Millet rappresentò per Van Gogh un faro imprescindibile della sua pittura a tal punto che molte opere di Millet furono copiate e trasformate da Van Gogh, che vedeva in lui una sorta di “padre spirituale”. Egli fu scoperto in occasione della mostra delle opere di Millet allestita dopo la sua morte, in cui venne alienata buona parte di quanto rimasto nel suo studio. Van Gogh scoprì in Millet l’amore per la vita semplice, per i ritmi della campagna e il rifiuto della prorompente modernità che avanzava inesorabilmente. Egli iniziò a circondarsi di riproduzioni e stampe di Millet da cui riprendere temi e composizioni da utilizzare per superare quell’impaccio nel disegno che lo tormentava. Oltre a Millet, Van Gogh amava la pittura di Daubigny, uno dei maestri dell’Ecole de Barbizon che egli frequentò e di cui acquistò stampe ed incisioni che gli servirono da modelli. L’amicizia e il rispetto che egli portava a Daubigny è testimoniata in particolare da due celebri dipinti il cui soggetto è il Giardino di casa Daubigny, uno dei quali Van Gogh, prima di morire, volle lasciare in eredità alla vedova del maestro, cosa che non fu possibile a causa della morte di suo fratello Théo e della moglie di Daubigny. Uno dei dipinti, dopo varie vicissitudini, finì nella collezione del mitico mercante Ambroise Vollard. Nel marzo del 1880 Van Gogh decise di andare a trovare Jules Breton, un artista che egli amava incondizionatamente e, avendo saputo che Breton abitava in un piccolo paesino non lontano dal Pas-de Calais, si mise in viaggio a piedi, evitando i paesi e attraversando la campagna. Il lungo e faticoso viaggio durante il quale senza soldi dovette arrangiarsi per sopravvivere, fu una sorta di iniziazione a quella solitudine che lo avrebbe accompagnato per buona parte della sua vita. Dopo il lungo viaggio arrivò finalmente davanti alla porta di casa di Jules Breton, ma non ebbe il coraggio di farsi avanti e ripartì senza aver incontrato Breton.
Jean François Millet - Charles François Daubi
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