Il 16 maggio del 1890 Vincent sale sul treno per tornare al Nord. Andrà a Auvers-sur-Oise, a trenta chilometri da Parigi, non lontano dal fratello. Dietro consiglio di Camille Pissarro, viene affidato alle cure del Dottor Gachet, un medico moderno specialista in malattie nervose, che ama la pittura, amico di tanti pittori. Vincent, dopo un anno passato a Saint-Rémy, non vede l’ora di uscire dalla clinica dove i malati intorno a lui sono lasciati a vegetare. Prima di quest’ultimo soggiorno trascorre tre giorni a Parigi dove conosce la cognata e il nipotino nato da pochi mesi che si chiama come lui: Vincent Willem. A Auvers-sur-Oise si stabilisce prima all’albergo Saint-Aubin e successivamente alla pensione dei coniugi Ravoux. Gli rimarranno da vivere poco più di due mesi, con una produzione intensa come mai prima: più di un quadro al giorno, settantaquattro in tutto, oltre a dozzine di disegni, schizzi grandi e piccoli. Nelle opere di questo periodo domina il suo stato d’animo più sereno e il desiderio di ricominciare con tranquillità controllando i propri sentimenti. Tuttavia emerge un conflitto interiore mostrato nettamente con la forza e la contrapposizione dei colori. Nel mese di luglio si aggiungono alcuni problemi familiari legati allo stato di salute di Theo e ai suoi problemi economici. Il 27 luglio Vincent esce per dipingere nei campi ma, al suo rientro, confessa di essersi sparato un colpo di pistola al petto.Il fratello si precipita al suo capezzale ma Vincent morirà nella notte del 29 luglio all’età di 37 anni. Uno degli ultimi dipinti è Campo di grano con corvi, realizzato con una pennellata tormentata. Il dipinto è sovraccarico di intensità emotiva, dove masse di colore contrapposte incombono minacciose. Su di esse girano vorticosamente dei corvi neri, segno che le sue condizioni di salute sono peggiorate e che la fine è incombente.