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Planimetria Bowie
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Toulouse-Lautrec e il giapponismo
Con l’apertura del Canale di Suez del 1869 – che agevolò i viaggi tra Francia e Giappone - e con l’Esposizione Universale del 1878, Parigi fu letteralmente travolta dall’arte giapponese la cui importanza fu finalmente riconosciuta. Entro la fine del secolo questa moda si diffuse in tutti gli ambienti e assunse il nome di japonisme, termine che designa sia l’attrazione un po’ superficiale e di maniera nei confronti di tutto ciò che proveniva dall’estremo Oriente, sia l’influenza che l’arte del Sol Levante esercitava sulla produzione di alcuni artisti europei. Uno di essi era proprio Toulouse- Lautrec. Lautrec ebbe modo di confrontarsi con l’arte giapponese in due occasioni per lui fondamentali, l’esposizione di oltre settecento incisioni alla Ecole des Beaux-Arts del 1890 e, l’anno successivo, durante il suo lavoro di riordino nell’archivio di Theodore Duret, scrittore e critico d’arte nonché grandissimo collezionista di stampe di Hokusai e Utamaro. Lautrec, come molti suoi contemporanei collezionava anche oggetti giapponesi (maschere, cuscini, kakemono – i rotoli con dipinti o calligrafie che venivo appesi con fini decorativi – ventagli e piccole sculture). Spesso questi elementi venivano inseriti anche all’interno delle sue opere in quanto costituivano parte integrante degli ambienti che il pittore ritraeva. Arrivò persino a procurarsi inchiostro e pennelli prodotti in Giappone per apprenderne l’utilizzo. Ma il rapporto tra Lautrec e l’arte giapponese va ben oltre la semplice curiosità estetica o la moda del momento: la sintesi lineare delle sue opere, il colore applicato in modo piatto soprattutto nella sua opera grafica, così come ben rappresentato in questa mostra, sono evidentemente un’eredità delle tante stampe giapponesi di cui Lautrec si era riempito gli occhi e che forse aveva anche ricopiato. E ancora, la costruzione della pagina, in cui la profondità spaziale scaturisce da un primo piano incombente, il segno del pennello che sembra sgorgare da un getto unico, ed infine il gusto per la semplificazione del soggetto ritratto, a cui vengono sottratti quasi tutti gli elementi specifici, conferiscono all’opera di Lautrec quelle stesse caratteristiche di forza e vivacità proprie della stampa giapponese. Anche l’uso del colore delle stampe del Sol Levante influenza profondamente Lautrec, sia nel caso dei colori delicati di alcune sue litografie (ispirate dalle stampe del XVII secolo) sia nel caso dei colori puri ed intensi, applicati a campitura unica evidenziata da una linea di contorno, tipica dei suoi manifesti. Un esempio perfetto di questo è proprio il manifesto pubblicitario per il famoso locale il Divan Japonais, luogo che già nell’arredamento e negli abiti delle cameriere evocava atmosfere orientali, pubblicizzato da Lautrec con il più incisivo ed elegante tratto sintetico e con la giustapposizione di brillanti gialli e neri piatti. Lautrec firma questa affiche con il suo nome ma presto inizierà a siglare le sue stampe con una sorta di timbro, una unione grafica delle sue iniziali, come facevano anche i maestri dell’Ukiyo-e.
Toulouse-Lautrec e il giapponismo
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