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Planimetria Bowie
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E puttane
Uno degli altri grandi soggetti di Toulouse-Lautrec è l’altro lato del mondo della notte, ossia quello delle maisons closes, dei bordelli parigini. Lautrec, che si sentiva estraneo alla società borghese e perbenista dell’epoca, per qualche tempo andò persino a vivere nelle case di tolleranza. Come osservato dalla critica d'arte Maria Cionini Visani, d'altronde «per Toulouse-Lautrec vivere nelle maisons di rue d'Amboie, o di rue de Moulins o distruggersi accanitamente con l'alco, è come per Gauguin o Rimbaud andare in paesi lontani ed esotici, non attratti dall'avventura dell'ignoto, ma piuttosto respinti da quanto nel loro mondo c'era di noto». Lautrec sceglie di raffigurare i postriboli e le prostitute in modo disincantato ma senza fornire un commento personale, astenendosi dall'esprimere giudizi di sorta, e questo aspetto è forse quello che risultò più scandaloso per i suoi contemporanei, e più moderno per noi. Il tema della prostituzione di per sé non era certo nuovo nella storia dell’arte, e anche gran parte della narrativa del XIX secolo ha trovato in essa una tematica da sfruttare ed indagare, si pensi a Elisa la prostituta di Goncourt, Nana di Zola, Marthe di Huysman e su tutti a La signora delle camelie di Dumas figlio, inventore tra l’altro del termine demi-monde. Quello che destò clamore nell’opera di Lautrec furono piuttosto le modalità con cui veniva rappresentata questa tematica: egli accettava la prostituzione come uno dei tanti aspetti della vita e rappresentava questo mondo con dignità, senza pudori di sorta e senza ostentazioni o tanto meno sentimentalismi. Lautrec presentava il mondo delle maisons closes per quello che effettivamente era, senza idealizzare né volgarizzare le prostitute ma condividendone l’umanità. Le prostitute immortalate nei quadri di Toulouse-Lautrec non si nascondono agli sguardi, ma non chiedono nemmeno di sedurre, tanto che si comportano con naturale franchezza e immediatezza, senza vergogna o falsi ritegni. Sono colte nei loro momenti più intimi e quotidiani, mentre si pettinano, mentre aspettano il cliente, mentre si infilano le calze o mentre si tolgono la camicia. In alcune opere Lautrec, rivelando una sensibilità altissima, arrivò persino ad approfondire i rapporti omosessuali che legavano molte delle ragazze dei bordelli, stanche di saziare gli appetiti sessuali di clienti avviliti ed avvilenti. Ignorando l'indignazione dei benpensanti, dai quali fu tacciato di essere un depravato, l'artista cantò inequivocabilmente la bellezza di questi amori così autentici. E proprio nella rappresentazione degli amori lesbici che la profondità psicologica di Lautrec si manifesta a pieno. Il suo sguardo non è mai definibile come “male gaze” – lo sguardo maschile che vede la donna solo come oggetto sessuale – anzi l’uomo è quanto più rimosso da queste opere dedicate al mondo della prostituzione: il cliente, se presente, viene segnalato nell'opera da dettagli secondari, come cappelli lasciati sulle sedie od ombre rivelatrici. La serie Elles, dedicata a “Loro” per eccellenza, è massima testimonianza della sensibilità di Lautrec che, per quanto fortemente influenzato dai Shunga - le stampe erotiche giapponesi di cui Utamaro fu maestro – non ha mai prestato il fianco al voyerismo scegliendo invece di rappresentare le prostitute come semplici donne.
E puttane
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