
Toulouse-Lautrec l’antiborghese
Abbiamo già sottolineato come Lautrec avesse un atteggiamento di vicinanza rispetto agli ultimi della società, le persone ai margini che avevano costituito un loro ecosistema a Montmartre. Lo stato sociale del pittore gli avrebbe permesso, nonostante la statura fisica, di guardare dall’alto in basso questo mondo; eppure, Toulouse-Lautrec ha sempre mostrato profonda sensibilità e capacità di comprensione per le psicologie e i caratteri dei protagonisti delle sue opereò. l suo sdegno era più facilmente rivolto ai borghesi che frequentavano quello stesso mondo per trarne un qualche piacere voyeuristico ed effimero o per sfruttare l’umanità che lo componeva. Toulouse-Lautrec era antiborghese anche perché prima di tutto era aristocratico: conte, appartente ad uno dei più antichi e prestigiosi casati di Francia, proprio per questo aveva ben presente le distinzioni tra classi, pur non discriminando le più basse. Nei suoi quadri, gli avventori dei locali che sceglievano un cafè concert invece che uno dei più a la page caffè dei boulevard del centro erano spesso rappresentati in modo grottesco, con i volti deformi e mostrati nella loro bassezza fisica che era specchio di una bassezza morale ben più grande di quella di prostitute e ballerine. E se tal volta il suo sguardo irridentesi rivolgeva ai protagonisti del mondo dei locali notturni, lo faceva allo stesso modo in cui lo rivolgeva a se stesso: Lautrec rideva dei personaggi di cui amava circondarsi perché rideva anche di sé. In fondo gli anni di Lautrec erano anche gli anni della rinascita della satira e la sua collaborazione con la rivista Le Rire - che in francese significa “la risata” - risulta quindi più che naturale. Le Rire, era una rivista satirica nata nell’ottobre del 1894, che accolse subito Henri tra le sue fila come illustratore, come dimostrano le diverse opere esposte in mostra. Con la sua consueta capacità di sintesi, il tratto rapido è l’accessorio che diventa quasi una metonimia dell’artista che l’indossa (pensiamo ai guanti neri della cantante Yvette Guibert, o la celebre sciarpa rossa di Aristide Bruant). Lautrec racconta con ironia giocosa un mondo nuovo e sincero. A proposito di Aristide Bruant, soggetto di molti dei manifesti di Toulouse-Lautrec che oltre ad essere cantante e stella indiscussa dei locali di Montmartre, era anche esilarante cabarettista, è significativo ricordare uno dei suoi spettacoli più famosi. In esso insultava – come ancora oggi si fa in alcuni locali molto in voga – il pubblico borghese che partecipava alla serata. Pubblico che immancabilmente tornava una seconda e terza volta per sentirsi ripetere quanto era grasso, vecchio o incapace di soddisfare la propria metà. Lautrec, capendo a pieno il sottile filo su cui camminava Bruant, lo rappresenta in un’altra opera, sempre esposta in mostra, nel modo più dissacrante possibile: mentre dà le spalle al suo pubblico.
Toulouse-Lautrec l’antiborghese
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